venerdì 16 novembre 2012

Uno Psicologo Per Lo Sport (parte3)

Mi sono buttato nella mischia agonistica del 2000 con un atteggiamento nuovo, con un'altra testa, con un nuovo Romans che "dentro" scalpitava per correre, lottare, arrivare al successo.
E' stato un anno difficile, direi in salita, comunque indimenticabile, soprattutto nella parte finale, con quella memorabile giornata del 15 ottobre a Plouay...
Ma anche l'inizio mi pare scattante. Il 20 Febbraio, a Marsiglia, con Bortolani che mi tira la volata, in uno sprint al fotofinish, sono terzo nella classifica Haribo. Pochi giorni dopo, in Belgio, in un'altra corsa in linea, la Het Wolk, eccomi al quinto posto, in una gara che doveva servirmi per "stare in allenamento", in vista di appuntamenti più impegnativi. Che arrivano poche settimane dopo.
Rieccomi alla Tirreno-Adriatico, che già l'anno prima - a parte la disavventura del percorso errato - mi aveva dato grandi soddisfazioni.

Lascio il segno fin dalla seconda tappa, con un secondo posto alle spalle del ceko Svorada - con il quale ho in comune la passione per l'hockey su ghiaccio-, ma con la grande gioia di essere leader nella classifica generale, avendo strappato la maglia allo spagnolo Oscar Freire, che in autunno a Verona si era laureato Campione nel mondo.

E' un passaggio di consegne che, riletto alla luce degli eventi successivi - ossia, di quello che accadrà il 15 ottobre 2000 a Plouay - mi dà qualche brivido.

Nella stessa tappa, altro brindi, per il terzo posto.
La maglia giallorossa è intanto passata sulle spalle dell'iberico Abraham Olano, dal quale, comunque, mi sono difeso bene nella cronometro del giorno prima.
Ma è l'ottava ed ultima tappa, con arrivo a San Benedetto del Tronto, che esplode il...finimondo in una Due Mari che, dopo 28 anni, per la prima volta vede i corridori italiani rimanere a secco di vittorie.

Otto tappe e nessun italiano sul podio. E' nella frazione conclusiva, sono proprio io a rovinare la festa all'unico italiano che, in extremis, avrebbe potuto vincere. "Vainsteins beffa Cipollini", strillerà il giorno dopo il corriere dello sport.

Una volata entusiasmante, da rivedere, centocinquanta metri incredibili, una lotta serratissima, con il Cipo che mi affianca, vuole vincere anche lui, dò il colpo di reni, è la spinta decisiva: sulla striscia sono io che alzo le mani in segno di vittoria, come confermerà anche il fotofinish, che documenterà il mio primo posto.

Battere Cipollini, il Re Leone, non mi sembrava vero! Ricordo però di averlo abbracciato, dicendogli: "Mario, ti faccio i complimenti lo stesso anche se non hai vinto tu"

Il giorno dopo, i giornali ci ricameranno, puntando più sul Cipo battuto che sul Vainsteins vincitore:
"Cipollini non sa più vincere" (tuttosport), "Vainsteins fa la foto a Re Leone" (gazzetta dello sport), "Cipollini battuto dal fotofinish-fantasma" (corriere della sera), "Volata-beffa, il fotofinish castiga Cipollini" (La Stampa).

Titoli che Cipollini non merita: non è l'epilogo di una corsa a mettere in discussione la storia ed i risultati di una campione quale è Mario. E sono titoli che non merito neppure io, visto e considerato che non ho "rubato" nulla a nessuno; c'è un verdetto ufficiale del giudice d'arrivo, basato su una  documentazione che, fino a prova contraria, non è un fotomontaggio e non può dunque mostrare ciò che qualcuno vorrebbe ci fosse...

Tratto da "IO, ROMANS VAINSTEINS" di Roberto Alborghetti TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Uno Psicologo Per Lo Sport (parte2)

Ho incontrato Amedeo Maffei in uno dei momenti più difficili della mia vita. Mi è stato vicino, non come - ripeto - il classico dottore in psicologia, anche se lo è a tutti gli effetti. In lui ho incontrato un amico, un padre, una persona che non ti nasconde nulla, che sa motivarti, che sa ricondurti a te stesso.

No, non mi ha praticato una anestesia ai problemi. Tutt'altro: me li ha fatti uscire allo scoperto, per affrontarli di petto, a muso duro.

Mi ha messo di fronte a me stesso, alle insicurezze, alle paure, a quei punti negativi che fanno da ostacolo alla creatività, alla piena espressione della potenzialità.

Mi ha sollecitato a sviluppare quell'atteggiamento mentale positivo che rimuove le barriere interiori, che sradica i limiti, che libera il desiderio di stare bene, che calamita su di noi e attorno a noi le cose che vogliamo intensamente. Di conseguenza, tutto ciò che si è riflesso anche sulla mia identità di atleta, di corridore.

Amedeo Maffei mi ha fatto capire la necessità di un equilibrato punto di osservazione, che aiuta a riportare al giusto valore ed alla giusta posizione tutto ciò che ruota dentro il mondo dello sport.

Mi ha ripulito mentalmente, per stare bene con me stesso, con la famiglia, con le persone che lavorano con me.

Mi ha fatto vedere il mondo come mai lo avevo visto prima.

Mi ha tolto il limite delle possibilità. Mi ha dato gli strumenti per affrontare, senza stress e frustrazioni, i momenti negativi, le amarezze, i disagi, le battute d'arresto.

Mi ha messo in condizione di non esasperare oltremisura i successi e gli insuccessi, perché si è campioni quando non c'è nulla da dimostrare.

Mi ha fatto scoprire come il successo dei muscoli - e dunque la funzionalità ottimale di un corpo sotto gara - dipende dalla eliminazione di un nostro nemico di sempre:
Quei "pensieri circolari" che si insinuano nella nostra mente con i dubbi, i rancori, le gelosie.
Mi ha fatto rinascere, mentalmente.

L'amicizia ed i contatti con Amedeo Maffei continuano tutt'ora. Lo incontro nel tempo libero, tra una gara e l'altra. E' diventato un pò il mio consulente, l'amico che aiuta a scaricare la tensione dai problemi - perché spesso non sono tali: siamo noi che li percepiamo come problemi - che ti dà una mano a sgomberare la mente dalle titubanze e dalle incertezze, a creare quella dimensione interiore che fa affrontare la vita con la normalità del proprio essere. E' il mio tifoso più "disinteressato".

Quello che mi dice sempre: "Vinci su di te, mai sugli altri. Corri per te stesso, mai contro gli altri. Vinci per stabilire la tua grandezza, non perché vuoi battere qualcuno. E' questa l'immagine del ciclismo più vero, più bello, più ammirato"

Tratto da "IO, ROMANS VAINSTEINS" di Roberto Alborghetti TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Uno Psicologo Per Lo Sport (parte1)

Difficile raccontare cosa succede tra le mura dell'antica Villa Borromeo, immersa in un bellissimo parco, dove Amedeo Maffei, in quasi trent'anni di attività, ha incontrato decine di migliaia di persone che partecipano a quelle che sono chiamate "ESPERIENZE AM". 

Posso dire di aver vissuto momenti e giornate che mi hanno messo nella condizione di capire tante cose, di riflettere come uomo e come atleta, di riuscire a risvegliare quelle potenzialità della mente che troppo spesso giacciono sopite in noi a causa di condizionamenti, blocchi emotivi, stati d'animo repressi.

Personalmente provenivo da una stagione esaltante, ma si poneva il problema di mantenere quei risultati e, possibilmente, migliorarli ulteriormente.

E questa difficoltà di rapportarmi a me stesso - se non risolta - avrebbe potuto crearmi non pochi fastidi.

Anche perché in questi mesi, il mio stato d'animo, e non solo, era prostrato, terribilmente prostrato.

A mio padre era stato diagnosticato un tumore ai polmoni. Gli avevano dato pochi mesi di vita. 
E tutti, in famiglia, stavamo compiendo l'impossibile per poterlo strappare ad una morte prematura, per aiutarlo a sconfiggere il male che lo stava devastando.

Ricordo che portai la sua cartella clinica anche in Italia, per una serie di consulti medici. 

Mi rispondevano allargando le braccia e con la solita frase: ci dispiace, non c'è più nulla da fare... I mesi che gli rimarranno da vivere saranno pochi: papà Serghei si spegnerà nel maggio del 2000.

Tratto da "IO, ROMANS VAINSTEINS" di Roberto Alborghetti TUTTI I DIRITTI RISERVATI